Gli elmi greci di Akragas


Greek Helmet attic 3d model agrigento
L'elmo del guerriero di Agrigento


Honda px50 

Honda px50, splendida moto, silenziosa, potente, la mia prima moto. A 14 anni, quando marinavo la scuola o d'estate, mi capitava spesso di posteggiare la mia Honda nei pressi del museo e di farmi un giro nelle sue sale. Entrata gratuita. Dopo la consueta oretta di visita venivo colpito dalla "sindrome-di-Stendhal-al-contrario". Osservare un'ordinata accozzaglia di oggetti, disposti con apparente caos sugli scaffali, senza nessuna spiegazione o didascalia, per un lungo periodo di tempo aveva degli effetti deleteri sulla psiche. Per un po', infatti, non avevo nessuna voglia di vedere statue decapitate, bare di marmo, terrecotte o cocci di qualsiasi forma o colore, dipinte o meno!. Mi interessavano però gli oggetti di metallo e tra questi, pochi per essere sinceri, alcuni elmi. Tre per la precisione, esposti anch'essi in una teca, rigorosamente senza didascalie, anonimi e avvolti nella più totale oscurità, e la cosa conferiva anche un alone di mistero. 
L'elmo fu una grande espressione della metallurgia greca. 
Chiamato dei greci kranos, di cui il più famoso, ed iconico, è l'elmo corinzio. Nella sua forma arcaica, VII -VI sec. a. C., si presentava come una semplice calotta metallica con delle aperture per gli occhi e per la bocca ed un paranaso. Assicurava un'ottima protezione ma aveva molti difetti, innanzitutto il suo peso che oscillava tra 1.8 e 2.5 Kg e che gravava interamente sulla testa e sul collo. Per evitare danni alla pelle, e per attutire eventuali colpi, era internamente foderato con cuoio o stoffa. 
In alcuni elmi corinzi, tra cui quelli ritrovati nel 2017 nel mare di Gela, sono presenti dei fori sui bordi in cui passavano fili o perni metallici ribattuti che bloccavano l'imbottitura all'elmo.
elmo corinzio gela
Elmo gelese

 Questa però, oltre ad aumentarne il peso, non era tanto efficace come protezione e ne  aumentava notevolmente il calore all'interno. Gli scontri in Grecia si facevano prevalentemente nelle caldi estati, quando la temperatura superava facilmente i 32 gradi. La forma dell'elmo penalizzava fortemente la vista e l'udito, tanto da avere in alcuni casi pesanti risvolti psicologici, in quanto, la mancanza di vista laterale e la percezione di suoni distorti, aumentava il senso di isolamento e di panico, cosi' di solito era portato alto sulla testa, per poi essere calato attimi prima del combattimento.
Schema di sviluppo dell'elmo corinzio 
da: link
 Ma con il tempo si apportarono una serie di miglioramenti: furono indentati i lembi inferiori ed incurvata la parte posteriore, migliorandone il comfort, si evitò lo sfregamento sulle spalle e sulla nuca,


 in un secondo momento l'indentazione venne ingrandita tanto da separare la parte anteriore con quella posteriore, compaiono le paragnatidi e il coprinuca.
 Per migliorare l'udito, furono sperimentate alcune soluzioni, in un elmo ateniese vennero praticati fori all'altezza delle orecchie, fino a quando fu deciso di aprire completamente la parte laterale,
Elmo Corinzio con apertura per le orecchie, inizio V secolo a.C. 
link: MetMuseum
ma soprattutto, durante tutto il suo sviluppo, si cercò di conciliare la leggerezza con la robustezza. Venne via via diminuita la quantità del bronzo, dal peso di 1700 g degli elmi gelesi si passò in alcuni modelli a circa 1100 g. Il risparmio di peso fu possibile grazie all'ottimizzazione dello spessore in funzione delle aree da proteggere:  spessa nel paranaso, paragnatidi e, in generale, nella parte frontale, per poi diminuire progressivamente sulla parte posteriore. La robustezza era assicurata dall'ispessimento o piegatura dei bordi. 

Spessore Elmo greco

L'elmo corinzio, ne fu migliorato il funzionamento, non si appoggiò più sulla parte alta del cranio, ma lateralmente. A metà della calotta correva infatti una piegatura che aveva una doppia funzione: di irrigidimento laterale e creava una intercapedine tra la calotta ed il cranio. Utile ad evitare che se una spada avesse perforato o piegato la superficie metallica non sarebbe potuta arrivare al cranio.

greek hemlet

Diversamente da quanto si possa pensare, l'elmo non era assicurato in alcun modo alla testa con lacci, era semplicemente appoggiato, l'aderenza era semplicemente assicurata dalla forma e dalla naturale elasticità del bronzo. Era quindi probabile che negli scontri potesse essere perso. Per evitare il contatto diretto della testa con l'elmo, e per dissipare la forza dei colpi su una superficie piu' ampia, veniva indossata una fascia di lana o un cappuccio.
Patroclo greek helmet elmo greco
Patroclo indossa un cappuccio sotto l'elmo.

Athena in una pittura vascolare
 Altro esempio ci viene dato dai bronzi di Riace: la statua A indossa una fascia di lana, la statua B un cappuccio di tipo trace.
Il guerriero di Agrigento, secondo la ricostruzione di Barbananera, ha elmo attico, una delle evoluzioni dell'elmo corinzio, e che presenta rispetto a quest'ultimo, delle migliorie a svantaggio della protezione: grazie all'eliminazione del paranaso e il ridimensionamento dei paraguance fu notevolmente migliorata la visibilità, l'uso delle cerniere sui paraguance, permetteva all'oplite di alzarli per sentire meglio gli ordini impartiti ed eventualmente  abbassati solo attimi prima dell'attacco. 

Elmo attico agrigento guerriero
Elmo attico ispirato alla ricostruzione di Barbanera

elmo guerriero agrigento
Modello 3d ispirato all'elmo del guerriero di Agrigento © 3Ddada


L'evoluzione fu necessaria dal cambiamento delle tattiche di guerra. 

Il cimiero

Caratteristica comune degli elmi era il cimiero. La foggia, i colori, le forme e i materiali variavano. Nel periodo arcaico, la sua funzione era quella di far apparire l'oplite più alto ed imponente, dal periodo classico in poi indicava prevalentemente il rango del soldato. Era assicurato al corpo dell'elmo grazie a fori o perni, in cui erano fissati tramite spinotti metallici. 
cimieri elmo greco
Esempi di tecniche di fissaggio per cimieri. 

Tecniche di produzione 

Per quanto riguarda le tecniche di costruzione variavano in base al periodo ed alla abilità del fabbro. 
Gli elmi di periodo arcaico sono di solito costituiti da due o più lastre di bronzo, incurvate, rivettate o saldate assieme con una tecnica, conosciuta anche dai fenici, chiamata brasatura.
ancient greek helmet
Elmo Corinzio ottenuto saldando due elementi in bronzo. 

costruzione elmo greco corinzio
Elmo prodotto dall'assemblaggio tre elementi: il paranaso, la calotta ed il corpo delle paragnatidi e del paranuca, dettaglio delle saldature

Negli elmi successivi le saldature sono assenti. Dalle analisi di alcuni elmi si sono fatte due ipotesi. La prima è che l'elmo fosse forgiato da un unico disco di bronzo e progressivamente incurvato, riscaldato e battuto, fino alla sua forma finale.

produzione elmo greco
Esempio di forgiatura di un Elmo illirico. 
Il disco di bronzo di partenza è un piatto di una batteria. 
Da www.royaloakarmoury.com
Un processo lungo e laborioso e che richiede una particolare conoscenza e padronanza della tecnica.
L'altra ipotesi si basa sull'osservazione di alcuni elmi, con forme molto elaborate, perfettamente simmetriche, con spessori ridotti (in alcuni di arriva a 0.8 mm!), e perfettamente lisci anche internamente, alcuni studiosi affermano che sarebbe stato impossibile, data anche la natura del bronzo, una completa lavorazione tramite battitura. Si è pensato quindi ad una produzione per "fusione". Con una tecnica simile a quella usata per la produzione delle statue di bronzo. Il metallo veniva probabilmente colato in uno stampo a cera persa, in modo da ottenere il corpo abbozzato, per poi essere rifinito. Ma possiamo di certo immaginare techine di produzione legate a segreti di bottega.

Ad oggi abbiamo pochissime immagini che ritraggono la lavorazione dei kranos e tra questi:

metallurgy greek helmet
Un artigiano intento a battere un elmo Corinzio

metallurgy ancient greece
Artigiano che rifinisce l'elmo. A sinistra si intravede la fucina, in alto coltelli / ceselli di varie misure. 
In questo post non ho volutamente inserito immagini dei tre elmi agrigentini, ma spero di avervi incuriosito e di spingervi, un giorno, ad andare al museo sia per ammirarli  che per farvi venire la "sindrome-di-Stendhal-al-contrario". PS: ormai l'entrata non è gratuita, tranne che per la prima domenica di ogni mese.

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