One of the ruins visited by the British Eighth Army officers and men on their day off for sightseeing, in the usual peacetime manner, in Sicily |
Syracuse (vicinity), Sicily. Ruins of a Roman amphitheatre with U.S. Army jeeps in the background |
One of the ruins visited by the British Eighth Army officers and men on their day off for sightseeing, in the usual peacetime manner, in Sicily |
Syracuse (vicinity), Sicily. Ruins of a Roman amphitheatre with U.S. Army jeeps in the background |
L'entrata degli americani a Montallegro. |
Un Fotografo, una cinepresa, un cameraman, una macchina fotografica, una immagine statica, una in movimento, l'esposizione, il fissaggio, il taglio, il montaggio, non meno potenti di una rete internet o di uno smartphone, raccontano una storia: la conquista e la liberazione degli alleati dei piccoli paesi siciliani. Nella foto però si nota un piccolo particolare, una cinepresa.
In primo piano la cinepresa |
Foto della costa di Montallegro |
Montallegro. Raggiungibile con una vettura postale da Girgenti in 7 ore e 40 minuti, e Sciacca in 7 ore. C'e anche una vettura postale per Cattolica- Eraclea. Chiamato anche Angiò perché appartenuto ai Duchi Gioeni d'Angiò. Gli abitanti furono così molestati dai corsari quando vivevano sulla collina di Cicaldo, vicino al mare, che lasciarono lì le loro case e costruirono un nuovo paese sulla montagna vicina, anch'essa abbandonata per mancanza d'acqua, e chiamata la città dell'alabastro, perché è costituita da un bellissimo alabastro venato di rosso. Ha un laghetto rotondo circa mezzo miglio ricco di soda. Potrebbe essere chiamato il siciliano Les Baux.
Tratto da: Sicily, the new Winter resort, an enciclopedia of Sicily, by Douglas Slanden, NY 1907
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Il sentiero attraversa ora aperte discese fino a Montallegro, ma prima di raggiungere tale paese si supera un laghetto, circa 1/2 miglio di diametro, mezzo soffocato dai giunchi e brulicante di uccelli selvatici.
Il paese deserto di (47 m.) Montallegro (1437 ab.), sul pendio di una collina fino al L., è racchiuso da mura in rovina, è la cosa più pittoresca, ed forse unica, poiché costruita interamente in alabastro.
"Questo scheletro di città, senza tetti, senza finestre o porte, è occupato solo da aloe e fichi d'india, che crescono da ogni apertura. Alcuni gradini a zigzag tagliati nella roccia ne costituiscono l'unico accesso."-Simond.
Fu costruito solo 2 secoli fa, e fortificato a protezione contro i corsari barbari, e venne abbandonato a causa della scarsità d'acqua; gli abitanti si trasferirono ai piedi del vecchio paese, che non è meno miserabile e di aspetto decaduto. Anche la chiesa è in rovina. Il luogo deve aver ricevuto per ironia il nome di "Monte Allegro". La locanda è
“la più paurosa di tutta la Sicilia – come una cella di un condannato, ove i viaggiatori hanno registrato la loro più totale disperazione sui muri, come se fossero le pagine di un libro”.
T. G. C.
Gli abitanti sono miseramente poveri, privi del necessario per vivere, e soffrono molto di malaria; i campi sono trascurati e gran parte del terreno coltivabile è invaso da palme nane e cipolle selvatiche; anche se ci sono alcune piantagioni di cotone e alcune di ulivi, aranci e carrubi nei dintorni. Dalle bacche del lentisco i contadini ricavano un olio non raffinato. La montagna che si erge nell'entroterra è composta di alabastro bianco e grigio, utile per le decorazioni degli edifici.(...)
Per diverse miglia a est di Montallegro la costa è rocciosa e sterile. Il sentiero corre prima attraverso una valle racchiusa da isolate alture delimitate da scogliere, e poi gira bruscamente attraverso uno stretto passaggio che si apre verso il mare, dove si trovano gli edifici bianchi e la cupola verde di Siculiana con il suo antico castello baronale.
Tratto da: Handbook for travellers in Sicily., London, John Murray, 1864.
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Guardati chi fuss' ïu lu Bati Meli (16)
Li donni schetti li farrà vutari (17)
Cu li me' canti spezza cantuneri;
Li posti chiusi fazzu barracari (18);
Siti cchiù duciulidda di lu meli (19)
Ca cu' vi tasta nun vi po' scurdari (20),
Siddu cci arrivu a tràsiri stu pedi (21)
Lu tempu persu nni l'ammu a scuttari (22).
Montallegro
(16) Guardali equivale all'altra forma: Oh Diu! e all' Ultinam de' Latini. Bati Meli, l'Abate Giovanni Meli, il più grande poeta in dialetto siciliano, Teocritus alter et Anacreon, come dice l'iscrizione che se ne legge nei suoi monumenti in Palermo. Questo accenno prova che il canto è di questo secolo, o degli ultimi del passato.
(17) Donni schetti, ragazze, donne nubili. Il pensiero è questo: «Se io fossi il poeta Meli farei voltare in favor mio tutte le ragazze. >>
(18) Barracari, o sbarracari, o sbarrachiari, spalancare.
(19) Duciulidda, dim. di duci, dolce..
(20) Tastari, saggiare, gustare.
(21) Siddu, se; trasiri, entrare.
(22) Scuttari, qui ricompensare, rifare. I due ultimi versi dicono: «Se io riesco ad entrar nella tua casa, (ti prometto che) noi ci rifaremo del tempo perduto.
Tratto da: Centuria di canti popolari siciliani ora per la prima volta pubblicati da Giuseppe Pitré, 1791.
Rovine del tempio di Ercole |
Rovine del tempio di Ercole |
Tempio dei Dioscuri |
Tempio dei Dioscuri |
Tempio dei Dioscuri |
Tempio di Giunone |
Tempio di Giunone |
Tempio di Giunone |
Tempio di Giunone |
Tempio della Concordia |
Tempio della Concordia |
Capre girgentane |
Capre girgentane |
Capre girgentane |
Oratorio di Falaride |
Pierre-Francois-Henri Labrouste fu un noto architetto francese oggi considerato uno dei migliori interpreti dell'"architettura degli ingegneri". Nel 1824, dopo avere vinto il Prix de Rome, ossia una borsa di studio che prevedeva un perfezionamento di 5, si trasferì nella città eterna. Tra il 1824 e il 1830 intraprese una serie di viaggi che lo portarono anche in Sicilia. Nei suoi numerosissimi rilievi, disegni e annotazioni è presente uno schizzo di una locanda nelle vicinanze di Montallegro. Il disegno è custodito nella Biblioteca Nazionale francese. |
La locanda |
Il foglio del taccuino |
Nella nota si legge:
Montallegro (prės). Auberge. On peut relever l'explication suivante "aubergiste qui était un voleur a été fusillé et sa tete placée dans une cage au sommit de la tour "
Ossia:
Montallegro (vicino). Locanda. Possiamo notare la seguente spiegazione "l'oste che era un ladro fu fucilato e la sua testa fu messa in una gabbia in cima alla torre"
La gabbia |
Franz von Löher fu un politico tedesco, studiò legge, storia, scienze naturali e arte nelle università di Halle, Monaco, Friburgo e Berlino, nella metà dell'Ottocento intraprese una serie di lunghi viaggi in Europa, Canada e Stati Uniti di America.
Nel 1864 uscì un suo libro, in due volumi, "Sizilien und Neapel", in cui racconta il viaggio intrapreso nel regno Borbonico. Nel primo tomo dedicò un capitolo intitolato "Monteallegro e Girgenti" in cui descrive il percorso tra i due capoluoghi di allora, Sciacca e Girgenti.
Ma no, i fuochi e le devastazioni dei punici, romani e dei saraceni non riuscirono annientarla e la lenta devastazione del tempo non riuscì a distruggerla, la fila dei templi ai piedi di Girgenti, i più bei templi greci che ancora esistono al mondo, si illuminavano verso di noi mentre salivavamo dal mare, brillavano ancora nei miei sogni quando cadevo addormentato per la stanchezza, felice nella certezza che avrei dedicato loro il giorno dopo.
"Ciò che non puoi annientare o sconfiggere può essere riutilizzato".
Svuoti una bibita, bevi un uomo, che resta? Un'etichetta o un elastico della mutanda?
E, come se ti levassero qualcosa, vado giù di brutto con le culture che sovrapposero i propri templi, le proprie ricorrenze sulla cultura precedente o scomoda. Il cristianesimo? Non più romano-pagani, viva i romano-cristiani. Distruzione per risignificare il contenuto. Che resta? un contenitore che vale per il materiale di cui è fatto, e si ricicla. Riutilizzare è una pratica comune. Non scomodiamo i "cristiani", il "mondo"... Ricordo la valigia di nonno, quella di cartone e le cinture in cuoio, andata in America per poi ritornare. Intrisa di storia, di sudore, di sconfitte, di speranze, di vittorie, di rassegnazioni, ora? La carta fa puzza di muffa ma sarà di certo utile come prop.
"Nella vetusta città di Agrigento, nel giardino di mastro Andrea Spezio vi era situato un edificio circolare il quale si crede che sia stato un bagno antico, e nel medesimo luogo furono ritrovati alcuni capitelli di bianchissimo e finissimo marmo, ed altri pezzi di cornicione d'ordine Corinzio.
Il sarcofago |
La vasca di Lo Jacono |
Dettaglio della cornice corinzia |
Uno delli suddetti pezzi si conserva nella villa dell'Ill.mo Sig.re D.re Giuseppe Lo Iacono il quale serve di fonte nella suddetta villa. Il rimanente nel presente disegno si osserva. Pancrazi Antichità Siciliane parte seconda pag 83."
Soprintendenza Antichità Agrigento.Telamone del Tempio di Zeus Olympios.
Il Tempio di Zeus Olympios in Agrigento, costruito nel V secolo a. C., era di colossali dimensioni e di singolare architettura. Il peso immane della trabeazione era sorretto, oltre che da semicolonne di stile dorico, da figure gigantesche di Telamoni, alte circa otto metri, poste a mezza altezza della parete che occupava gli spazi intercolonnari.
Uno di questi Telamoni, ricomposto da più frammenti nel secolo XIX, giaceva fino a qualche anno fa, supino, al centro della vasta area della cella. Di recente esso è stato accuratamente smontato (fig. 13), e da ciascun pezzo è stato tratto il relativo calco in cemento misto a materie coloranti atte a riprodurre l'antico aspetto della pietra arenaria. Tutti i singoli calchi sono stati successivamente riuniti e la figura è stata ricomposta nel luogo stesso in cui si trovava.
Il Telamone originale, trasportato nel nuovo Museo Nazionale, è stato posto in piedi aderente a un robusto pilastro di cemento armato, sulla parete di fondo del salone destinato al Tempio di Zeus (fig. 14). Nella sua posizione stante esso rievoca con maggior chiarezza i modi della forte architettura a cui appartenne. Servono di commento numerosi plastici e didascalie. P. G.