L'edificio all'interno del convento di San Nicola, oggi noto come Oratorio di Falaride, fu edificato tra la fine del II sec. a. C e gli inizi del I. I periodo normanno da tempio tempio pagano divenne cristiano: si aggiunse un'abside ad est, un nuovo portale con una "infame scalinata a più angoli", un pavimento e una volta a crociera ogivale poggiante su quattro basse ed esili colonnine, poi l'abbandono, perse, forse durante il periodo borbonico, sia l'abside che l'"infame scala".
Già alla fine del 800 le strutture presentavano alcune criticità che ne minavano l'integrità strutturale.Nelle prime decadi del 900 si cercò di porvi rimedio. In appena 25 anni il tempio fu sottoposto a due importanti restauri effettuati dall'architetto ingegnere Francesco Valenti, uno di questi riguardava principalmente il muro sud.

dalla relazione di Francesco Valenti  

(...) Le murature originarie in generale sono in buono stato di conservazione, eccetto quelle del muro sud, dove i grossi conci di alcuni tratti della zona basamentale, tanto all'interno che allo esterno, sono in gran parte rotti e degradati. L'arco ogivale della porta d'ingresso e pur esso danneggiato: e nello interno le pareti della cella sono coperte d'intonaco moderno.
La perizia alligata alla presente relazione, prevede il rinsaldamento del muro sud della cella usando muratura di grossi conci di tufo delle cave Picone; analogamente a quanto ha già prescritto la Giunta Superiore di Belle Arti per i ripari alla cella del Tempio della Concordia. 
Rinsaldamenti occorrono anche nella finestra medievale e si sono progettati insieme allo scrostamento dello intonaco moderno della cella, per porre in evidenza l'opera intagliata.
L'ammontare di tali lavori è previsto per lire cinquemila  compreso lire cento da corrispondersi ad un assistente straordinario per la contabilità. 
E' poiché trattasi di lavori di natura delicata si propone di eseguirli in economia.  

Alla  perizia preventiva dei lavori di consolidamento è allegato un computo metrico dei lavori da effettuare: 


Numero
Progressivo
Indicazione dei lavori Quantità Prezzo
unitario
Importare
dei lavori
1  Muratura in grossi conci di pietra intagliata secondo la tecnica antica delle cave Picone per rinsaldamento della faccia interna del muro sud; solo mano d'opera: 4,00 x 1,80 x 0,50 =  mc. 4,32 60 259,20
2 idem per il rinsaldamento della faccia esterna dello stesso muro : 8,80 x 0,60 x 2,00 =
mc. 10,56
60 633,60
3  Stompagnamento della finestra medioevale del muro sud ovest.
10,00
4
 Restauro con pietra intagliata come al N° 1 degli stipiti di detta finestra. a calcolo 
mc. 0,400 60 24,00
5  Muratura come al N° 1 per restauri occorrenti nella facciata ovest, a calcolo:mc. 1,500 60 90,00
6  Muratura di piccoli conci della porta ogivale ad est, a calcolomc. 1 70,00 70,00
7  Scrostamento dei tratti d'intonaco moderno all'interno nelle quattro colonnine angolari medioevali e nelle pareti dell'edificio, superficie raccolta mq. 20,00 1,00 20,00
8  Beveroni di cemento per rinsaldamento di tutte le murature previo suggellamento dei giunti e dei detti con argilla in pasta:
a) Giornata di maestro         N° 20 a L. 12,00 
b) Giornata di manovale      N° 20 a L. 8,00 
c) Giornata di garzone         N° 20 a L. 4,00 
d) Giornata di capomaestro N°   8 a L. 18,00 



 240,00
160,00
80,00
144,00


624,00

RIPORTO

L.1450
L.1730,80

 a) Per acquisto di sabbia
b) Per acquisto di ghiaia
c) Per acquisto di pietra
d) Per acquisto di calce
L.300,00
L.200,00
L.600,00
L.200,00
____
L. 2750



IMPORTO DEI LAVORI PREVISTI

L.4448,80

Per opere impreviste

L.419,20

Per assistenza straordinaria e contabilità  impreviste

L.100,00

TOTALE GENERALE

L.5000.00

Palermo. lì 9 Settembre 1920



Alcune foto  scattate prima dell'intervento del Valenti documentano l'entità dell'intervento.

Per il punto N° 2, ad esempio: " (Muratura in grossi conci di pietra intagliata secondo la tecnica antica delle cave Picone) per il rinsaldamento della faccia esterna dello stesso muro (Sud)". Ancora oggi si notano i nuovi conci che sostituirono quelli"rotti e degradati". 

Muro sud dell'oratorio di Falaride, evidenziato l'intervento di "rinsaldamento" della base modanata.

Il tempio fu ritratto per lo più da nord est, forse a causa di un muro che si addossava sull'anta meridionale e che copriva la vista, già "deturpata" dall'abside medioevale, della facciata. Dal punto di vista iconografico, quindi, non abbiamo una idea su come si potesse presentare il tempio da questo lato.
Di seguito alcune immagini:

Oratorio di Falaride Mayer
"Small temple, possibly Oratorio di Falaride...", Mayer, 1778

Oratorio di Falaride Houel
"Ruines du petit temple d'Agrigente", Houel, Jean-Pierre, Département des Arts graphiques

Abbiamo però delle foto che ritraggono il tempio da sud-est prima che l'area venisse liberata dalle macerie del muro. 
Nel 1926 è già visibile l'intervento di consolidamento sul muro sud in quanto si nota l'ombra proiettata sulla superficie muraria, della modanatura del basamento. 
Foto del lato meridionale del tempio, da Pirro Marconi, 1926

La stessa linea però è assente in una cartolina non viaggiata che ritrae l'oratorio dalla stessa angolazione.
Oratorio di Falaride cartolina
Cartolina non viaggiata scattata prima del restauro proposto nel 1920.

dettaglio dell'oratorio di Falaride.


Altra foto, sfortunatamente non in condizioni ottimali, in cui non si nota la linea della modanatura.
Oratorio di Falaride cartolina


Nel punto N° 3 si accenna allo stompagnamento della porta medioevale, che era stata chiusa con un muro, mentre al punto N° 5 si parla di restauri al muro ovest: 

Oratorio di Falaride Enlart Camille
"Tombeau antique transformé en chapelle", Enlart Camille, 1890 - 1893

Altra foto che ritrae la cappella prima dell'intervento viene riportata da R. Koldewey,in collaborazione con O. Puchstein, in "Die griechischen Tempel in Unter-Italien und Sicilien".  Lo scatto ritrae la cappella dalla stessa angolazione del Camille e risale a prima del 1899, quindi praticamente coeve.
Oratorio di Falaride Koldewey
"Das sog. Oratorium des Phalaris von Nordwest", Robert Koldewey, 1899
In tutte e due le foto si notano i fori sulla facciata ovest che, come da progetto, saranno riempiti con il "tufo dalle cave Picone".
Sempre nella stessa pagina del libro un'incisione del prospetto orientale dove si nota come il muro che chiudeva la porta medioevale, come è visibile anche dalla foto di Enlart, non fosse in perfette condizioni.


Oratorio di Falaride Koldewey
 "Die jetzig Front des sog. Oratorium des Phalaris.
a Das Antecapitell. b Der Thüsturz. c Der Stuck an der äufseren Wund", Robert Koldewey, 1899

Ho trovato pochissime immagini dell'interno della cappella, ma per il punto 7 " Scrostamento dei tratti d'intonaco moderno all'interno nelle quattro colonnine angolari medioevali", c'è una seconda foto di Enlart che ritrae il fusto di una delle colonnine medioevali inglobate in uno spesso strato di intonaco.

Oratorio di Falaride interno
"Vue intérieure: culot de voûte orné de motifs", Enlart Camille, 1890-1893

Prima di questo intervento di consolidamento, più di vent'anni prima, il Valenti sottopose il tempio a un delicato intervento di restauro che, se non effettuato, avrebbe potuto avere dal punto di vista strutturale, serie conseguenze.  Ma ne riparleró in un altro post.

 Nel 1820 Carlo Gastone della Torre di Rezzonico nel suo viaggio intrapreso a Girgenti, così descrisse la sua visita al convento di San Nicola e all'Oratorio di Falaride:

 Harald Conrad Stilling fu un architetto danese attivo a Copenaghen verso la fine del classicismo, studiò nella Reale accademia Danese di Belle Arti e fu insignito tra il 1839 e 1847 di ben 4 medaglie. Tra il 1849 e il 1852 intraprese un viaggio in Italia, soggiornò a Girgenti, qui produsse una serie di disegni a matita e acquerelli oggi conservati nella Biblioteca Nazionale Danese di Belle Arti.

La torre di Carlo V - Porto Empedocle Harald Conrad Stilling
La torre di Carlo V - Porto Empedocle

Temple of Concord Harald Conrad Stilling
Tempio della Concordia

Tomba di Terone  Girgenti Harald Conrad Stilling
Tomba di Terone


Tempio dei Dioscuri Agrigento Harald Conrad Stilling
Tempio dei Dioscuri


Temple of Juno watercolor Harald Conrad Stilling
Tempio di Giunone

valle dei templi agrigento Harald Conrad Stilling
Panorama

Tempio di Ercole matita girgenti Harald Conrad Stilling
Tempio di Ercole - Matita

Termpio di Vulcano Agrigento Harald Conrad Stilling
Tempio di Vulcano

arcosoli agrigento Harald Conrad Stilling
Ipogeo


Misurare, rilevare, rappresentare e restituire per imparare e comprendere un monumento.

Quando un rilievo diventa un'opera d'arte.

Figlio di un pastore protestante, Valdemar Kock nacque a Sønder Kirkeby nell'isola di Falster dove, dopo aver studiato disegno in una scuola cristiana, fu ammesso alla Royal Academy of Fine Arts.

Come architetto si specializzò principalmente nella progettazione di chiese.

A metà Ottocento intraprese, come era d'obbligo fare, un viaggio in Italia. Fece tappa a Girgenti dove disegnò alcuni monumenti di periodo greco. Alcuni di questi disegni sono ancora oggi conservati nella Biblioteca Reale Danese.

Oggi il suo corpo riposa nel cimitero monumentale di Vestre a Copenaghen.

Rilievo del Tempio della Concordia Valdemar Kock
Pianta del Tempio


Prospetto esterno

Tempio della Concordia cella Valdemar Kock
Sezione interna con la facciata della cella

scala Tempio della Concordia
Piante e sezioni della scala di accesso al sottotetto

temple of concord detail
Dettagli della parasta della cella

doric temple column
Rilievo della colonna e del capitello 

frieze doric temple
Dettaglio dell'angolo del tempio

frieze doric temple
Sezione della trabeazione

A partire dalla seconda metà del Settecento come reazione al barocco e grazie alle spinte dell'illuminismo e alle eccezionali scoperte di Ercolano e Pompei, si rivalutò e si riscoprì il modo classico.
L'interesse per il mondo greco e romano fu alimentato dalle orde di filosofi, di archeologi, di architetti, di pittori, di scultori, di aristocratici, gallici, anglosassoni, germanici e austro ungarici, che invasero lo stivale e, passando per la Sicilia, si spinsero nel cuore della Grecia alla ricerca di vestigia da potere rilevare, disegnare e studiare. 
I motivi dei lunghi e, per i tempi, scomodissimi e pericolosi viaggi, erano tanti: conoscenza, approfondimento e scoperta, completamento degli studi accademici o semplicemente per il vile denaro: si disegnava il soggetto con varie annotazioni riguardanti per esempio nomi o i colori, per poi spedire tutto in patria o si usavano gli schizzi come base per stampe da rivendere, o si riutilizzavano come promemoria per quadri e acquerelli da integrare a eventuali pubblicazioni.
Uno di questi viaggiatori, Henry Tresham, futuro professore alla Royal Academy, si trasferì a Roma e viaggiò per tutta Italia. Non so esattamente quando si trovò in Sicilia, in quanto la gran parte della sua produzione non riporta date, sicuramente disegnò le rovine di Messina distrutta dal terremoto e probabilmente fece tappa a Girgenti. Nel suo soggiorno ritrasse il tempio di Esculapio e l'unica colonna superstite tra le macerie del tempio di Ercole. 
Oggi parte delle sue opere sono conservate al British Museum. Tra i "promemoria" c'è un acquerello, anche questo purtroppo non datato, che ritrae il tempio della Concordia, risalente al periodo antecedente all'intervento di restauro e liberazione delle strutture barocche avvenuto nel 1789.
Inevitabilmente l'attenzione cade su un  particolare, una incisione sul fusto della terza colonna della facciata occidentale. 
Sembra che sia presente uno scavo a forma di cuneo e che la parte interna del fusto sia stata opportunamente sagomata  per ricavarne una superficie piana. 

Henry Tresham - Tempio della Concordia

L'artista scozzese John Brown, figlio di un orologiaio, dopo avere studiato a Edimburgo si trasferì a Roma ed ebbe modo di visitare varie città italiane e nel 1772 soggiornò a Girgenti. 
L'artista riprodusse il tempio dalla stessa angolazione usata dal Tresham, nonostante la tecnica utilizzata non sia così dettagliata, troviamo lo stesso identico particolare, simile trattamento sulla superficie, stessi tagli.

John Brown - Ruins of Agrigentum, view of the temple; seen from near to and viewed from one end.

La facciata orientale, con  scavi sul fusto delle colonne per l'imposta degli archi e il taglio verticale delle scanalature, vista da Nord:

Tempio della Concordia - Google Maps -

Da una foto risalente alla seconda guerra guerra mondiale, si può vedere il restauro nella terza colonna lato est. 
© Gabriella Napoli

Ma ritornando alla facciata del tempio, sei anni dopo dallo schizzo di J. Brown, siamo nel 1778, Louis Ducros ritrasse il tempio da nord. La mano e il tratto sono veloci, suggerisce i dettagli, non li disegna, e nonostante questo si nota che l'intervento sulla III colonna fu anche riservato alla IV: taglio (?) orizzontale e perpendicolare della superficie del fusto.

Concorde tempel binnen muren van oude Agrigentum

Simile angolazione della facciata orientale vista da Sud.

Facciata Orientale del Tempio della Concordia  - Google Maps - 

Oggi il restauro della parte interna della colonna non risulta perfettamente visibile a causa uno strato di intonaco che simula il colore del tufo, ma da una foto di Giorgio Sommer del 1870 si può ancora notare l'estensione dell'intervento di restauro.

Giorgio Sommer - Tempio della Concordia - 1870 

Ducros fece un secondo acquerello in cui accenna i tagli praticati sulle III e IV colonna:

Dettaglio dei tagli sui fusti delle colonne

Ho voluto approfondire e sono andato a rivedere le poche stampe prima dell'intervento del Principe di Torremuzza.
Louis-François Cassas visitò la valle nel 1784 (?) e ritrasse il tempio da due angolazioni, una vista  presa da Nord in cui si nota il tetto della chiesa di San Gregorio e le macerie dei muri che chiudevano gli intercolunni e una vista dalla parte occidentale. I disegni saranno poi utilizzati nel 1814 per la pubblicazione  del volume "Picturesque views of the Principal Sites and Monuments of Grece, of Sicily, and the Seven Hills of Rome".  Di questi disegni ne esistono due versioni, la prima a matita che servirà da base ad una seconda versione ad acquerello e anche qui si notano due tagli nella III e IV colonna.

Vue Générale du Temple de la Concorde à Agrigente

Nel 1776 Jean-Pierre Houël durante il suo viaggio nel "Regno di Napoli, Sicilia, le isole di Malta e Lipari", produsse un'impressionante mole di disegni che saranno poi utilizzati, debitamente  accompagnati dal testo, per la stampa nel 1787 dell'omonima opera in quattro volumi. 
Nella vista interna del tempio della Concordia si nota come abbia indicato il taglio sul fusto della IV colonna.

Houel Jean Pierre - Intérieur du temple de la Concorde à Agrigente -

L'anno seguente, nell'estate del 1777 Joseph Benoit Suvèe, il direttore dell'Accademia di Francia a Roma, accompagnò  il Conte di d'Orsay in un lungo viaggio in Sicilia. L'artista aveva il compito di disegnare i paesaggi e le rovine degli antichi monumenti, mentre agli altri due architetti, Renard e Roussel, toccava la parte tecnica ossia di rilevare e disegnare le piante.
Di Suvèe abbiamo al momento solo una vista interna della cella, anche qui si notano i tagli verticali e orizzontali sulla III colonna.  

Joseph Benoit Suvèe 


Ducros disegnò un'altra vista all'interno del tempio della Concordia, oggi custodita nel Museo di Geneve, in cui si intravede il taglio sulla terza colonna della facciata del tempio.

Ducros, Intérieur du temple de la Concorde à Agrigente

e per l'ultimo una curiosità, osservando attentamente il disegno di Ducros si nota sia il muro occidentale della cappella di San Gregorio, innalzato nel bel mezzo della cella e, accennata, sia la  spartana porta di accesso. La stessa porta che, molti anni prima, varcò Jacques Philippe d'Orville durante la visita e scorribanda all'interno della chiesa e del tempio.

Particolare della porta di ingresso  della chiesa di San Gregorio prima della sua rimozione.