A partire dalla seconda metà del Settecento come reazione al barocco e grazie alle spinte dell'illuminismo e alle eccezionali scoperte di Ercolano e Pompei, si rivalutò e si riscoprì il modo classico.
L'interesse per il mondo greco e romano fu alimentato dalle orde di filosofi, di archeologi, di architetti, di pittori, di scultori, di aristocratici, gallici, anglosassoni, germanici e austro ungarici, che invasero lo stivale e, passando per la Sicilia, si spinsero nel cuore della Grecia alla ricerca di vestigia da potere rilevare, disegnare e studiare. 
I motivi dei lunghi e, per i tempi, scomodissimi e pericolosi viaggi, erano tanti: conoscenza, approfondimento e scoperta, completamento degli studi accademici o semplicemente per il vile denaro: si disegnava il soggetto con varie annotazioni riguardanti per esempio nomi o i colori, per poi spedire tutto in patria o si usavano gli schizzi come base per stampe da rivendere, o si riutilizzavano come promemoria per quadri e acquerelli da integrare a eventuali pubblicazioni.
Uno di questi viaggiatori, Henry Tresham, futuro professore alla Royal Academy, si trasferì a Roma e viaggiò per tutta Italia. Non so esattamente quando si trovò in Sicilia, in quanto la gran parte della sua produzione non riporta date, sicuramente disegnò le rovine di Messina distrutta dal terremoto e probabilmente fece tappa a Girgenti. Nel suo soggiorno ritrasse il tempio di Esculapio e l'unica colonna superstite tra le macerie del tempio di Ercole. 
Oggi parte delle sue opere sono conservate al British Museum. Tra i "promemoria" c'è un acquerello, anche questo purtroppo non datato, che ritrae il tempio della Concordia, risalente al periodo antecedente all'intervento di restauro e liberazione delle strutture barocche avvenuto nel 1789.
Inevitabilmente l'attenzione cade su un  particolare, una incisione sul fusto della terza colonna della facciata occidentale. 
Sembra che sia presente uno scavo a forma di cuneo e che la parte interna del fusto sia stata opportunamente sagomata  per ricavarne una superficie piana. 

Henry Tresham - Tempio della Concordia

L'artista scozzese John Brown, figlio di un orologiaio, dopo avere studiato a Edimburgo si trasferì a Roma ed ebbe modo di visitare varie città italiane e nel 1772 soggiornò a Girgenti. 
L'artista riprodusse il tempio dalla stessa angolazione usata dal Tresham, nonostante la tecnica utilizzata non sia così dettagliata, troviamo lo stesso identico particolare, simile trattamento sulla superficie, stessi tagli.

John Brown - Ruins of Agrigentum, view of the temple; seen from near to and viewed from one end.

La facciata orientale, con  scavi sul fusto delle colonne per l'imposta degli archi e il taglio verticale delle scanalature, vista da Nord:

Tempio della Concordia - Google Maps -

Da una foto risalente alla seconda guerra guerra mondiale, si può vedere il restauro nella terza colonna lato est. 
© Gabriella Napoli

Ma ritornando alla facciata del tempio, sei anni dopo dallo schizzo di J. Brown, siamo nel 1778, Louis Ducros ritrasse il tempio da nord. La mano e il tratto sono veloci, suggerisce i dettagli, non li disegna, e nonostante questo si nota che l'intervento sulla III colonna fu anche riservato alla IV: taglio (?) orizzontale e perpendicolare della superficie del fusto.

Concorde tempel binnen muren van oude Agrigentum

Simile angolazione della facciata orientale vista da Sud.

Facciata Orientale del Tempio della Concordia  - Google Maps - 

Oggi il restauro della parte interna della colonna non risulta perfettamente visibile a causa uno strato di intonaco che simula il colore del tufo, ma da una foto di Giorgio Sommer del 1870 si può ancora notare l'estensione dell'intervento di restauro.

Giorgio Sommer - Tempio della Concordia - 1870 

Ducros fece un secondo acquerello in cui accenna i tagli praticati sulle III e IV colonna:

Dettaglio dei tagli sui fusti delle colonne

Ho voluto approfondire e sono andato a rivedere le poche stampe prima dell'intervento del Principe di Torremuzza.
Louis-François Cassas visitò la valle nel 1784 (?) e ritrasse il tempio da due angolazioni, una vista  presa da Nord in cui si nota il tetto della chiesa di San Gregorio e le macerie dei muri che chiudevano gli intercolunni e una vista dalla parte occidentale. I disegni saranno poi utilizzati nel 1814 per la pubblicazione  del volume "Picturesque views of the Principal Sites and Monuments of Grece, of Sicily, and the Seven Hills of Rome".  Di questi disegni ne esistono due versioni, la prima a matita che servirà da base ad una seconda versione ad acquerello e anche qui si notano due tagli nella III e IV colonna.

Vue Générale du Temple de la Concorde à Agrigente

Nel 1776 Jean-Pierre Houël durante il suo viaggio nel "Regno di Napoli, Sicilia, le isole di Malta e Lipari", produsse un'impressionante mole di disegni che saranno poi utilizzati, debitamente  accompagnati dal testo, per la stampa nel 1787 dell'omonima opera in quattro volumi. 
Nella vista interna del tempio della Concordia si nota come abbia indicato il taglio sul fusto della IV colonna.

Houel Jean Pierre - Intérieur du temple de la Concorde à Agrigente -

L'anno seguente, nell'estate del 1777 Joseph Benoit Suvèe, il direttore dell'Accademia di Francia a Roma, accompagnò  il Conte di d'Orsay in un lungo viaggio in Sicilia. L'artista aveva il compito di disegnare i paesaggi e le rovine degli antichi monumenti, mentre agli altri due architetti, Renard e Roussel, toccava la parte tecnica ossia di rilevare e disegnare le piante.
Di Suvèe abbiamo al momento solo una vista interna della cella, anche qui si notano i tagli verticali e orizzontali sulla III colonna.  

Joseph Benoit Suvèe 


Ducros disegnò un'altra vista all'interno del tempio della Concordia, oggi custodita nel Museo di Geneve, in cui si intravede il taglio sulla terza colonna della facciata del tempio.

Ducros, Intérieur du temple de la Concorde à Agrigente

e per l'ultimo una curiosità, osservando attentamente il disegno di Ducros si nota sia il muro occidentale della cappella di San Gregorio, innalzato nel bel mezzo della cella e, accennata, sia la  spartana porta di accesso. La stessa porta che, molti anni prima, varcò Jacques Philippe d'Orville durante la visita e scorribanda all'interno della chiesa e del tempio.

Particolare della porta di ingresso  della chiesa di San Gregorio prima della sua rimozione.